25/01/07 10 commenti

…la mia colpa è in te!


Non ho saputo ritrovarti,

e le mie lacrime,
hanno sempre il sapore delle tue labbra…

…è l’onda dei tuoi baci che desidero…
…è il riflesso di questa luna che ci allontana…

Vedo questa luce baciare la marea
ed io ti sento distante…

…ricordo le tue labbra che danzavano sulle mie,
ma è il vento che ci allontana…

…la mia colpa è in te!


21/01/07 3 commenti

Il maestro TzeKumi

“C’è una vita,
in questa vita,
che non è vita:
ma è il mistero di noi stessi!”

- R. I. -



Il maestro TzeKumi, prima di ogni sua lezione, era solito accompagnare i suoi allievi in lunghe passeggiate; il più delle volte, i suoi insegnamenti, contrariamente al parere dei genitori dei ragazzi, prendevano vita un passo dopo l’altro, tra la natura e la giocosa luce del mattino.
Un giorno, mentre era più assorto nella ricerca di un luogo ideale dove raccontare una delle sue parabole, restò stregato da un ciliegio in fiore.
Con un gesto, sollecitò i suoi allievi a sedersi nei pressi dell’albero e disse con voce ironica:
“ Questi fiori mi hanno stregato! ...eppure non so come far esordire la mia parabola!”
Heishiro, l’unico ripetente del gruppo, quasi ironizzando la frase di routine del maestro disse:
“Nella vita non c’è insegnante migliore del nostro destino…!”
TzeKumi sorrise, come se volesse prendersi in giro da solo.
“ Bravo Heishiro…che memoria…!
Nella vita non c’è insegnante migliore del nostro destino…! Giusto!”
Il maestro, restò in silenzio per qualche minuto, e come se volesse irritare i ragazzi, camminò intorno all’albero.
“ In primavera…” disse Tzekumi, sorridendo ai ragazzi che avevano come sempre compreso la burla, “…il monaco SenKey e il suo allievo Zentesumi, dopo vari giorni di cammino, giunsero nella città di Tokyo. Quel giorno, in città, c’era una gran festa; i colori, i sapori, l’armonia di quel luogo rapirono il giovane monaco.
Giunsero nei pressi del mercato, e Zentesumi iniziò a curiosare tra le bancarelle; quando notò due commercianti di frutta, apparentemente uguali.
‘ Maestro, perché in quella bancarella non c’è nessun cliente, e nell’altra c’è un gran via vai? Entrambi hanno la stessa frutta, gli stessi prezzi, la stessa qualità!’
Il monaco SenKey sorrise e gli rispose semplicemente:
‘ Perché ha più clienti pur avendo entrambi gli stessi mezzi? Forse, perché ha la semplicità di essere se stesso con gli altri! ‘
Al giovane monaco sembrarono brillare gli occhi, e quella risposta sembrò, nella sua complessa semplicità, riordinare quel silenzio interiore che s’era impossessato di lui. Il maestro e l’allievo ripresero il loro cammino…”

“Quindi, io sarei un eterno ripetente perché non ho la semplicità di essere me stesso con gli altri? “ disse Heishiro.
“ Chissà…? “ rispose il maestro TzeKumi con aria soddisfatta.
“ Forse dovresti essere più fiducioso del tuo prossimo! ”

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Dedicato a chi cerca in se stesso e nelle domande una motivazione di crescita.


20/01/07 4 commenti

L'odio

"Esistono vittime del dolore,
che maturano la propria esistenza nell’odio."


05/01/07 4 commenti

Il quaderno della piccola Lucy

C’era una volta una bambina sempre triste, che amava leggere le fiabe vicino al camino.
Era Natale, e ad Ardesia - una cittadina abbracciata dalle montagne dello Srillangh -, tutti i bambini giocavano tra loro; ballavano, cantavano, creavano pupazzi con la neve: ma nessuno voleva giocare con la piccola Lucy.
Quella mattina, sua nonna, entrò nel gran salone, e come se non volesse disturbare la sua nipotina, attraversò la stanza, osservandola in silenzio.
Gli unici rumori, ormai abitudinari di quella stanza erano: l’eco della legna che ardeva e il mormorio di quelle pagine sfogliate con tanta gentilezza.

Continuava così da molto tempo, e la nonna era sempre più preoccupata…
Di colpo, si avvicinò alla finestra, e come se volesse distrarla, disse:
“ Guarda Lucy, la neve…! Sembrano tanti piccoli coriandoli che si prendono in giro…che giocano tra loro…!"
La bambina, alzò il capo per un momento, e come se tutto non gli appartenesse, si immerse nuovamente nel suo mondo.
“ Ah, ah! Il professore è scivolato!” continuò la nonna; ma la bambina non mostrò alcun segno di interesse.
“ Non sarebbe Natale senza la neve!” pensò tra sé la nonna, ricordando la sua infanzia e restando affascinata da quei batuffoli di cotone, che danzavano come se fossero accompagnati dalla più meritevole delle liriche.
Quella finestra, per la nonna, era il suo libro di fiabe; l’eco di prose sussurrate, la magia che gli restava della sua infanzia.

Il campanile di San Floureax, iniziò a rimbombare per la città: era già ora del rito natalizio.
La nonna, si avvicinò alla bambina, sfiorandole con gentilezza il capo. Lucy fece un cenno con la testa. La nonna uscì di casa, mentre la più meravigliosa delle storie, sembrava prendere vita.
Trascorsero solo pochi minuti, quando, sentì bussare alla porta, interrompendo la magia che si era ricreata nel salone.
“ Sarà la nonna?” pensò tra se.
Aprì la porta. Vide un uomo mai visto, pieno di rughe, vestito con abiti sporchi di terra ed uno sguardo sofferto.
Gli sembrò uno di quei personaggi che rasserenavano le sue giornate; un uomo buono, da tutti creduto malvagio…
“ Cerca mia nonna?” disse Lucy.
“ No, cercavo proprio te, Lucy!” rispose il vecchio.
“ Sarai sicuramente tu…! Lo leggo nel tuo sguardo…! Sei proprio tu!” continuo lo sconosciuto.
Lucy restò senza parole.
“ Questo è per te…! Prendilo!” disse l’uomo, mentre stringeva tra le mani un pacco.
“ Per me?” rispose la bambina.
Lucy prese il pacco, e mentre cercava di immaginare cosa ci fosse all’interno, quell’uomo, come se non fosse mai stato lì, svanì tra i coriandoli di neve, come un miraggio.
La piccola raggiunse il camino, e quel pacco, che poteva essere un regalo, sembrava avere un’anima propria.
Per un momento Lucy ebbe paura, ma la curiosità è sempre più calda.
Il pacco, rivestito con ritagli di giornale, conteneva un quaderno con fogli bianchi e un biglietto che diceva: “ Un regalo magico per la magia che c’è in te.”
“ Magia?” continuava a domandarsi.
D’un tratto, incominciò a sfogliare le pagine di quel quaderno; non accadde nulla.
Strappò una pagina e la lanciò nel fuoco…restò intatta.
“ Un quaderno con dei fogli che non prendono fuoco! Questa è la magia di questo quaderno? “
Non capiva, e per di più, non riusciva a capire cosa centrasse la magia con quel quaderno.
Tra imbarazzo ed esitazione, Lucy, prese una matita e riempì un foglio con degli scarabocchi.
“ Forse, la magia di questo quaderno nascerà dalla mia fantasia…! Forse è solo uno scherzo!” queste domande cominciarono ad appesantire il suo pensiero; finquando non si convinse che doveva riprovarci. Disegnò prima il volto di una bambina, poi il corpo, e a seguire gli donò uno straordinario sorriso e due fossettine adorabili. Ancora una volta, non accadde nulla.
Lucy si avvicinò alla finestra, e cominciò a sognare, impadronendosi dell’anima di quei coriandoli di neve, che gli aveva fatto notare sua nonna, poco tempo prima.
“ Perché non parli con me? “ esordì una vocina triste provenente dal camino.
Lucy si avvicinò al suo quaderno e vide sorridere la bambina che aveva disegnato.
“ Ciao, io mi chiamo Lucy!”
“ Io non ho un nome…! Mamma, perché non mi dai un nome? “
Lucy, sentendosi chiamare mamma alla sua età, si sentì orgogliosa, ma anche impaurita.
“ Ti chiamerò Fossettina! Ti piace questo nome?”
La bambina di quel quaderno cominciò a ridere e disse:
“ Si mammina, mi piace tantissimo! Fossettina…! Fossettina…! Fossettina…! Io mi chiamo Fossettina!”
Continuò a ripetere il suo nome tantissime volte, e Lucy si sentì entusiasta.
Trascorsero minuti interminabili, e Lucy, come se si sentisse una vera madre, parlò con Fossettina, insegnandogli tutto ciò che sapeva…
“ Perché non disegni il sole! “ disse Fossettina.
Lucy accettò l’idea come se fosse nata dal suo stesso istinto, e disegnò un sole grandissimo.
Giusto il tempo di regalargli il più delizioso dei sorrisi, il campanile di San Floureax, annunciò la fine del rito natalizio, e mentre le strade di Ardesia si riempivano di gente, il salone si riempì di una luce accecante. Dall’esterno, le finestre della casa, sembrarono fondersi, ma quei brividi di paura durarono pochissimo: Lucy chiuse il libro.
La nonna e tutti gli abitanti di Ardesia accorsero nel salone e vide Lucy sorridere.
Lucy racconto dell’anziano uomo che gli aveva regalato quel quaderno e di quanto fossero magiche le sue pagine. Tutti restarono sbalorditi, e i bambini che accorsero pochi istanti dopo, cominciarono a circondare la piccola Lucy.
Da quel momento, tutti i giorni, i bambini di Ardesia, andarono a trovare Lucy, per giocare con il suo quaderno…

Quando giunse la primavera, le pagine di quel quaderno furono tutte disegnate e i bambini di Ardesia, compresero che quei fogli non potevano più dargli gioia, e tornarono a giocare fra loro; rincorrevano le farfalle, giocando a palla…, mentre la piccola Lucy riprese a leggere le sue fiabe, e di tanto in tanto, parlava con la piccola Fossettina…


 
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