27/08/06

L'uomo albero

- sanguigna su carta crema -
disegno di Mariposas: “L’uomo albero”


Dalle mie ferie trascorse in montagna conservo solamente nostalgie, paure e tutte le mie verità. Talvolta, solo chi intersecandosi con l’ironia della casualità e dalla ricerca del proprio mondo interiore, potrà rispecchiarsi in questo racconto; a mio parere leale come la fantasia, falso quanto la nostra coscienza...
E’ noto, per quanto instabile sia la mia ragione, che il 2 novembre è il dì dei defunti. Ogni spirito sorseggia, evadendo dalle proprie residenze, un nuovo giorno di vita sulla terra: questa è l’ultima verità che mi concedo.

Quel giorno uscii di casa all’alba, lasciando mia moglie e mio figlio fra le braccia delle lenzuola. Quella notte, come accadeva da svariati giorni, avevo dormito poco e male. Ogni volta ero il protagonista dello stesso incubo: una voce fatta di luce che mi rimproverava; di questo avevo realmente timore.
Io ho sempre incoraggiato la gente a credere nelle proprie capacità; e per questo sono sempre stato amato. So leggere nei loro occhi, intuendone bellezza e terrore. Talvolta, quando rivedo la mia immagine allo specchio, ho l’ambizione di voler baciare la mia fronte, ma invano; bacio sempre le mie labbra: è il desiderio dell’improponibile che mi rende inumano...
Camminavo per il bosco cercando una spiegazione razionale per i miei incubi, solo, con il sole che man mano arroventava la mia pelle e il vento che folleggiava le sue liriche tra le foglie degli alberi...di colpo mi sentii parte della montagna. Respirai avidamente tutta l’aria che potei respirare: ero rinato.
Non conservai più nessun’asprezza per il mio incubo; avevo la sensazione d’essere un uomo albero che viveva nella propria beltà. Gioivo nel mostrare i miei rami, robusti, fieri, gentili. Giocavo con la fantasia, lasciavo dondolarmi dal vento e sorridendo alla vista di due scoiattoli che si rincorrevano: “Che bella coppia!” pensai. Diedi ospitalità a degli uccelli di passaggio, quasi in mio onore, sembrarono comporre una lirica; ero a digiuno da quella sensazione che rendeva un uomo vivo: “La vita è sempre con noi. Vive, respira, gioisce solamente se noi ne sentiamo il possesso!”questi pensieri continuavano a rinsavirmi; ero ancora una volta padrone di me e dei miei sogni.
Io sono un commerciante, ma ho sempre sognato altro. E’ un lavoro comodo che mi ha ricompensato con una casa, con una famiglia felice, con una vita agiata: ma io ho sempre desiderato altro per me; è il prezzo delle scelte...
Proseguii per ancora qualche metro; quando, alle mie spalle una voce mi cinse di blocco.
- “Tu sei felice?” mi disse.
Tremai; non avevo il coraggio di voltarmi, quando mi ripeté:
- “Tu sei felice?”
- “Si.” gli risposi.
- “Sei falso anche con te stesso. Sai cos’è la felicità?”
- “Certo; io sono felice!”
Mi voltai. Di colpo fui abbagliato dalla luce accecante del mio incubo. Fui colto da un inspiegabile senso di paura e dalla mia incapacità dinnanzi alla situazione presentatami. La luce svanì, come il cinguettio degli uccelli attorno a me.
- “Chi è lei? Perchè si nasconde dietro quell’albero?” gridai, mettendo in risalto la mia fobia.
- “Ah, ah...” sorrise. “Io sono l’albero!” esclamò.
- “Un albero che parla! Sciocchezze!”
- “Tu non sei felice...”
- “L’ho sono!”
- “sai chi sei realmente?”
- “Io mi chiamo Paolo Aiello...!”
- “Ah, ah... tutti ricordiamo il nostro nome, ma sappiamo chi siamo realmente? Io mi chiamo Albero.”
Mi sentivo sempre più stupido. Avevo cercato per vari giorni una spiegazione plausibile per il mio incubo, ed ora che si presentavano delle risposte, avevo paura: chi non l’avrebbe avuta al mio posto!
Cominciai a girargli intorno con piccoli passi: non c’era nessun uomo.
- “Soddisfatto.” esclamò l’albero.
- “Di cosa?” risposi.
- “Non c’è nessun uomo dietro di me! Guarda in alto!”
Guardai, e proprio alla fine del tronco, vidi qualcosa che assomigliava ad un volto: sì, era proprio un volto! Aveva un grosso naso, una bocca e due grossi occhi di legno: mi venne in mente la favola di Pinocchio; il solo pensiero mi fece sentire meglio.
- “Cosa sai della felicità?” chiesi all’albero.
- “Amico mio, un tempo anch’io ero un uomo! Ho vissuto lavorando, e lavorando sono morto. Ho cresciuto i miei figli, ho costruito case, ma non ho mai sentito i miei figli chiamarmi papà. Ero sempre fuori; non voglio che tu faccia il mio stesso errore. La famiglia è la cosa più importante della vita, e tu la stai trascurando!” rispose l’albero.
Ebbi la sensazione che parlava di mio padre. Io non l’ho mai conosciuto realmente, era sempre fuori per lavoro, e per esso è morto. Avevo sette anni quando morì, e di lui conservo ricordi sparsi, quelli che mi raccontava mia madre.
- “E’ vero...io non sono felice!” dissi
- “ Vedi!” mi rispose l’albero.
- “Io sono un commerciante e passo parte della mia vita fuori. Non ricordo neanche quale sia stata la prima parola pronunciata da mia figlia. Sto facendo il tuo stesso errore albero; come anche mio padre...
- “Tuo padre è stato un grande uomo; tu sei come lui!”
Iniziai a piangere. Quell’albero riuscì a leggermi dentro, a consigliarmi: sapeva chi ero dentro.
- “Devi imparare ad essere felice.” mormorò l’albero.
- “Come? Io amo il mio lavoro; amo la mia famiglia!” gli dissi.
- “Solo in punto di morte potrai comprendere...! Io l’ho so!”
Restavo sempre più sbalordito. Parlammo per diverse ore. Gli raccontai anche una delle mie fiabe scritte per mia figlia. L’uomo albero sorrise al solo gesto.
- “Per un attimo ho avuto la sensazione di ritornare bambino.” mi disse l’albero.
- “Questa favola l’ho scritta per Barbara...”risposi
Al solo pronunciare di quel nome, l’albero cominciò a piangere.
- “Barbara...Barbara...Barbara...!” ripeté più volte
- “Tu come ti chiami?” dissi.
- “Albero, Paolì! Ora sai cosa fare nella tua vita! Ah...Ah...!” sorrise.
Di colpo l’albero s’ammutolì e tutto mi sembrò un sogno. Quell’albero aveva smesso d’essere un uomo: ritornò freddo, senza vita.
- “Sì, io sono Paolì...papà!”
Dissi mentre una lacrima cercava di cascare sul terreno, impedita dalla mia folta barba...

Ritornai dalla mia famiglia, felice come non mai. Barbara mi guardò con occhi differenti, felici. La presi in braccio improvvisando una danza; le mie gambe si piegarono per la stanchezza dei chilometri fatti, e cademmo per terra. Ero felice.
Il giorno successivo, risvegliandomi, raccontai a mia moglie che avevo sognato di pubblicare il mio libro di fiabe: lei mi sorrise con lo sguardo. L’incubo che mi aveva tormentato per giorni era svanito, e io mi sentivo un uomo nuovo.
Ritornai nel bosco per ringraziare l’uomo albero, ma lui non c’era più.

Ancora oggi, trascorsi svariati anni da quell’esperienza, non ho sagge risposte. Ho cambiato lavoro, e il mio libro di fiabe e tra i più apprezzati dai critici letterari.
Dimenticavo; il mio libro di fiabe è intitolato: “ L’uomo albero!”

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Tu scrivi fiabe?

Raffaele Innamorato ha detto...

A volte, Lory.
E’ un modo per rivivere l’infanzia che fu, e quella che ci aspetta. Poi adoro far sognare i bambini; riempiendogli gli occhi di sogni: che infondo, si mostrano sotto la voce di piccole verità...
Buona domenica Raffaele.

Anonimo ha detto...

Ciao.

Anonimo ha detto...

Bellissima e tenera questa fiaba... Le risposte che cerchiamo ci arrivano quando meno le aspettiamo. In un minuto può cambiare la vita. Toccante racconto. Bravissimo Raf. Un bacio Stefania

Anonimo ha detto...

Una bella fiaba...un bacio
StregaLunare

Anonimo ha detto...

Una bellissima fiaba..cmq l'uomo albero esiste...

Raffaele Innamorato ha detto...

* Stefania
Credo che ogni commento ricevuto, sia una libera e completa conferma di positività. Vivo la tua criticità con grande entusiasmo. C’è tanto cuore in te, e per questo, sono grato d’averti come lettrice. Un bacio.
* Sofia
Anche se in ritardo di qualche giorno buona notte Sofia. M’ha fatto piacere che ti sia piaciuta...Un bacio.
* Stegalunare
Grazie Dalila, mi fa piacere che ti sia piaciuta...grazie.
Certo, l’uomo albero esiste realmente! Nessuno disegna, ho scrive di qualcosa mai visto...lui esiste!
Un Bacio.

Anonimo ha detto...

Emozionante questo racconto... la fantasia che si fonde con la realtà è scorrevole si abbraccia e regala emozioni...
Davvero uno splendore
complimenti
buona domenica un sorriso
Gio

Anonimo ha detto...

Molto bello questo racconto complimenti ! Un abbraccio e una carezza. Katy

Anonimo ha detto...

Molto bello questo racconto complimenti ! Un abbraccio e una carezza. Katy

Raffaele Innamorato ha detto...

* Gio
Stamattina ho solo parole splendide per commenti splendidi... Grazie Gio.
Fantasia e realtà...che equilibrio instabile! E’ una gioia confondersi in entrambi con un sorriso...
Buona domenica.
* Katy
Come la vita, le carezze, effondono sorrisi sulla pelle...Grazie Katy.
Buona domenica.

Anonimo ha detto...

Grazie per il tuo commento..ho gradito molto il tuo passaggio.
Quante volte la natura ispira noi mortali..io trovo in eli tanta ispirazione.
Un bacio e un buon inizio settimana.
Beso

Raffaele Innamorato ha detto...

* Blu
Concedermi di più!!! Ti ringrazio Paolo.
Voglio, ma il tempo mi concede poco...però proseguo.
Buona settimana.
* Sofia
Sofia, ogni tanto bisogna cambiare veste. Questo template è molto più leggibile; a parer mio, anche più ordinato. Buona Settimana Sofia. Baci.
* Stregalunare
“La natura è un tempio in cui vivi pilastri, a volte emettono confuse parole...” scriveva Baudelaire nella sua poesia “ Corrispondenze”. La natura, lanciando messaggi impercettibili, cerca di insegnarci cosa c’è di vero nella vita.
Per il commento: è stata una gioia.
Buon inizio settimana. Baci.

Raffaele Innamorato ha detto...

Paganini su Poetika.it...

Bel racconto davvero; complimenti, è proprio una storia simpatica, e anche ben scritta.

 
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