06/05/06

La leggenda del giardino del poeta


Vincent Van Gogh - Coppia (il giardino del poeta) - Arles, ottobre 1888


Prefazione


"La leggenda del giardino del poeta, Anbramth e la presenza di Van Gogh in questo racconto sono totalmente inventate. "


Giunsero i primi del novecento; e Anbramth, s'era fatto uomo... Era cresciuto solo con l'affetto dei nonni paterni; i suoi genitori morirono due anni dopo la sua nascita, in un incidente. Anbramth era sempre pieno di curiosità, ma nonostante il suo carattere forte e la sua solarità viveva con il suo fardello: la mancanza dei genitori. Gli anni in lui erano sempre più densi di ribellione; la sua città natale era sempre più priva d'ogni suo interesse. Decise di partire. Con uno zaino sulle spalle e pochi soldi prese il suo cammino. Conobbe tanta gente; dormiva dove gli capitava e mangiava ciò che riusciva a guadagnarsi, a volte era costretto anche a rubare... ma un giorno raggiunse nella città d'Arles. Era la città che sognò qualche notte prima, e si sa, i sogni, per quanto sono furfanti, raccontano sempre delle verità. Si guardò intorno: tutto gli sembrava familiare. Le case, le carrozze che sfrecciavano per le vie, la gente e perfino un giardino che notò per caso, gli sembravano familiari. S'avvicinò, restando stregato. Anbramth, nonostante i colori appariscenti dei fiori, del verde lucido delle piante; notò un uomo che dipingeva. Aveva il volto sporco di verde, una barba rossastra e indossava gli stessi abiti che vestiva lui. "Anche questa persona è povera come me!" pensò tra sé Anbramth. Si avventurò verso di lui, incuriosito da quel cavalletto e dalla passione che quell'uomo proponeva sulla tela che aveva vicino a sé. Restò fermo dietro l'uomo che con gran magia, traeva una giovane coppia che si teneva mano nella mano. Quel quadro era il panorama, e l'affidabilità di quello che proponeva gli sembrava reale. "Come ti chiami ragazzo?" disse il pittore."Mi chiamo Anbramth!" rispose il ragazzo. "Io mi chiamo Vincent...! Guarda...! Ora quel ragazzo sta dichiarando il proprio amore per lei...!" aggiunse Vincent. Anbramth non riusciva a capire, ma continuò a guardarli attentamente. "Ti racconterò la leggenda di questo giardino!" continuò Vincent.

"Si racconta che una giovane donna, mentre passeggiava con il proprio uomo in questo viale, si fermò, e attese che lui si dichiarasse. Cupido, trovandosi nei paraggi, cercò di donare le giuste parole all'uomo; ma s'accorse di avere terminato le proprie frecce. Aveva fallito nel suo intento; ma Zeus, non potette trascurare questa mancanza. Scagliò un fulmine e trafisse l'uomo, mentre Cupido era angustiato dai sensi di colpa. La donna, impaurita, cadde sulla siepe, e tremante accennò un urlo. Zeus trasformò quella donna in un albero; maledicendolo. Dall'alto di una nuvola chiamò Cupido e gli disse: " È stata colpa della donna, doveva incoraggiarlo! Tu sei un dio? "Cupido lo guardò e balbettò una frase: "È colpa...mia...!" ma invano; Zeus era troppo furioso." D'ora in poi le tue frecce saranno forgiate dai rami di quest'albero!" continuò Zeus. " Tu sarai bandito da questo giardino...! Ogni qualvolta una giovane coppia, camminerà in questo viale, prima ancora del loro primo bacio e prima ancora d'aver attraversato questo albero, l'uomo non si sarà dichiarato..., tenendola mano nella mano e guardandola negli occhi, io presenterò ancora la mia inquietudine! Zeus svanì dietro una gran fumata rossa, e lasciò l'ingrato compito di costruire nuove frecce a Cupido, da quell'albero".Anbramth restò ammaliato; le parole di Vincent erano dolci e pieno di quell'affetto che gli era sempre mancato. Si alzò e con passi lenti si allontanò. Oggi, a distanza d'anni, con il cuore pieno d'amore e ricordando la leggenda del giardino del poeta, prese per mano Matilda e mano nella mano, guardandosi negli occhi si dichiarò a lei. Matilda era una ragazza semplice, e nella sua semplicità non riusciva a capire perchè Anbramth, aspettò un anno per dichiararsi; e proprio in quel giardino.Anbramth fermò Matilda un paio di passi dall'albero; proprio dove conobbe quel pittore, e gli disse: "Matilda, questo giardino nella sua intimità e magia è pieno di stravaganti sorprese...! Ho atteso un anno perchè volevo dichiarare il mio amore in questo giardino, in ricordo di mio padre! "Dagli occhi d'Anbramth cominciarono a scivolare giù delle lacrime, sembrò intristirsi; ma lei gli diede il suo fazzoletto. "Tuo padre...!" replicò Matilda. "Sì, quel pittore che conobbi anni fa, qui proprio dove noi siamo fermi era Vincent Van Gogh...! Lui fu così dolce con me; mai un'altra persona lo aveva mai fatto in quel periodo...! Da lontano lo chiamai papà; e solo poco tempo dopo seppi chi era quell'uomo! "Matilda ebbe un brivido alla schiena e abbracciò Anbramth.

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